Politica

“Il Ponte sullo stretto di Messina s’ha da fare”, Il Movimento di Pino Aprile a gamba tesa sul Ministro Carfagna

Il Ponte sullo stretto di Messina “s’ha da fare”. Insorge una parte del popolo del Sud. A chiedere un chiarimento è il Movimento 24 Aprile di Pino Aprile al Ministro per il Mezzogiorno Mara Carfagna. Gli attivisti chiedono un chiarimento ( per usare un eufemismo) sulle parole pronunciate dalla stessa Carfagna in Parlamento sull’ormai atavico problema della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina: “Senza il potenziamento dell’Alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria, il Ponte sullo Stretto rischia di diventare una “cattedrale nel deserto”. Un chiarimento dovuto anche in proiezione al Recovery Fund e al rilancio, quindi, del Sud e del Paese

Parole che hanno lasciato l’amaro in bocca ai tanti che vogliono un’esplosione dell’economia del Sud partendo proprio dalle infrastrutture, vero e proprio tallone d’Achille per l’altra parte dello stivale, quella che, fino alla fine del Regno dei Borbone era il vero centro degli interessi economici d’Italia e d’Europa.

Questo il comunicato pubblicato per intero del Movimento 24 Aprile per l’Equità Territoriale

In merito all’affermazione del ministro Mara Carfagna sulla impossibilità di realizzare il ponte per la scadenza temporale del PRRN al 2026, rilasciata nella due giorni promossa dal Ministero per il Sud, noi del M24A-ET, Movimento per l’Equità Territoriale, riteniamo che: lo stesso ministro debba assumere un’iniziativa istituzionale con L’UE finalizzata a far sì che venga consentito, in deroga ai princìpi del Next Generation EU, la Realizzazione del Ponte.

Ciò è possibile attraverso una traslazione temporale (dal 2026 al 2030) per realizzare una sola opera strategica per Paese membro ma utile all’intera l’Unione Europea (come in questo caso per la realizzazione e completamento del Corridoio Scandinavo- Mediterraneo). Pertanto chiediamo che tale azione istituzionale vada immediatamente intrapresa affinché lo stesso Ministro dia un segnale forte, da parte del Dicastero che guida, al Mezzogiorno che, insieme, per la prima volta (Presidenti di Regione e Sindaci) hanno messo “il collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia” come prioritario nelle opere da realizzare con la dotazione finanziaria per le infrastrutture del Next Generation EU.

Opera fondamentale per colmare il gap infrastrutturale tra il mezzogiorno ed il resto del Paese, obiettivo in linea con i princípi ispiratori dello stesso Piano Europeo.
Aggiungiamo che non è rassicurante che la ministra parli di 50 per cento, oltretutto contando anche fondi non RF e che in due giorni di Stati Generali non sia stata detta una parola sul fatto che la gran parte delle risorse dovranno essere gestite dai Comuni. Ricordiamo che i criteri applicati dall’Unione europea:

1. Direttamente proporzionale alla Popolazione;
2. Inversamente proporzionale al livello del Reddito pro-capite;
3. Direttamente proporzionale al tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni;
nella ripartizione degli oltre 700 miliardi di Euro da distribuire ai Paesi dell’UE, dei quali più di 200 destinati all’Italia, rappresentano la volontà e l’interesse dell’Europa a risollevare le sorti dei territori europei più poveri, e il Mezzogiorno d’Italia ha il triste record di essere il più povero nell’area Euro. Una disoccupazione tripla e un Pil pro-capite pari alla metà di quello del Nord, sono i parametri che hanno indotto l’Unione Europea ad assegnare i 209 miliardi all’Italia, concessi per ridurre il divario territoriale, nel rispetto delle indicazioni di transizione ecologica e digitale.
Quanto al Ponte, a questo punto non interessa tanto se con fondi RF (e, volendo si può) ma che vada fatto, anche con risorse nazionali e subito, senza tergiversare con altre inutili commissioni perditempo.