Dopo quattro ore è finito il vertice a Palazzo Chigi sul fondo salva-Stati, convocato dal premier Giuseppe Conte.
“Il Parlamento è sovrano ed è un bene che si sia deciso di non dare nessuna luce verde fino a quando il parlamento non ne discuterà . È il Parlamento che parla per primo. Per noi tante cose nell’Unione Economica e Monetaria vanno riviste”. Lo affermano fonti del M5S dopo il vertice sul Mes.
“Ogni decisione” sul Mes “diventerà definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l’11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo. Tutto questo in linea con i punti 12) e 13) della risoluzione del Parlamento approvata il 12 giugno 2019.” Lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi dopo il vertice sul Mes.
I punti 12 e 13 della risoluzione del giugno 2019, a firma Molinari-D’Uva (allora era in carica il governo M5S-Lega) impegnano il governo: “a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell’unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all’esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto « package approach», che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo”. “a render note alle Camere le proposte di modifica al trattato Esm, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato”.
“In vista della prossima riunione dell’Eurogruppo del 4 dicembre 2019 il Governo affronterà il negoziato riguardante l’Unione Economica e Monetaria (completamento della riforma del Mes, strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e definizione della roadmap sull’unione bancaria) seguendo una logica di “pacchetto”. Lo sottolineano fonti della presidenza del Consiglio dopo il vertice sul Mes a Palazzo Chigi.
Italia Viva non ha partecipato al vertice di maggioranza a palazzo Chigi dedicato al Mes. La decisione è stata presa dopo una consultazione tra i massimi dirigenti del partito guidato da Matteo Renzi. Italia Viva legge il vertice come un momento di chiarimento tra Pd e M5s, dopo che sabato si è alzato il tono del confronto fino a divenire scontro. Iv ha ribadito al premier Conte e al ministro Gualtieri che appoggia le loro decisioni.
“Il presidente di Italia Viva Rosato ha spiegato al presidente Conte, visto che il nuovo litigio della maggioranza è sul Mes e noi siamo i pacificatori, che non abbiamo nulla su cui litigare, se la vedessero tra loro”. Lo ha detto Matteo Renzi a Non è l’Arena su La7, intervistato da Massimo Giletti, sull’assenza di Iv a Palazzo Chigi. “Gli italiani sono stanchi di questi vertici ogni tre giorni, vogliono risposte. Sembrano delle serie come Beatiful”, ha aggiunto.
Tutti si aspettano un bis della seduta del 20 agosto: un nuovo redde rationem tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, quando il premier in Senato riferirà sul Mes. Conte al mattino parlerà in Aula alla Camera in difesa della riforma del Meccanismo di stabilità europeo (Mes), ma poi al Senato intende smentire le parole “calunniose” pronunciate nei suoi confronti da parte di Salvini, che avrà il vantaggio di poter parlare per secondo, come il 20 agosto. La teatralità dello scontro sarà tuttavia politicamente meno significativa rispetto alla spaccatura sulla riforma del Mes dentro la maggioranza, che il vertice serale di Palazzo Chigi ha affrontato. Oltre alle comunicazioni alle Camere, infatti, incombe l’Eurogruppo di mercoledì prossimo, dove il ministro Gualtieri dovrà portare la posizione italiana, e si avvicina anche il voto delle risoluzioni del parlamento – il 10 dicembre – in vista del Vertice europeo. Un voto su cui se la maggioranza non si ricompatta il governo potrebbe cadere, ipotesi per qualcuno ormai nel novero delle possibilità , visti i primi dubbi in casa Dem sull’opportunità di proseguire l’alleanza con M5s.