Quando usciamo? Voglio andare via da qui. ร un’ingiustizia, non volevamo la morte di Marcoโ.
ร quello che ripete Martina Ciontoli, (finalmente) reclusa nella sezione femminile del carcere femminile di Rebibbia con sua madre Maria Pezzillo. Povera stella: la piccola vuole andare via da lรฌ.
Martina Ciontoli รจ stata condannata in via definitiva a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio. Stessa pena comminata alla madre e al fratello di Martina, Federico. Il padre, lโomicida Antonio, si รจ beccato 14 anni.
Pene perfino โbenevoleโ, tenendo conto dellโagonia indicibile che questa esimia famiglia ha inferto a Marco Vannini, ma la martire Martina ha perfino il coraggio di puagnucolare. E cโรจ pure qualche โgiornalistaโ che la difende. Da vomito.
Martina Ciontoli era quella che piรน tutti doveva adoperarsi per salvare Marco. Che piรน di tutti avrebbe dovuto soffrire. Marco era il suo fidanzato! Invece no. Dopo il colpo partito dalla Beretta del padre, Martina non ha fatto nulla di decisivo per salvare Marco. Lo ha visto agonizzare per ore, ma la sua prioritร รจ sempre stata quella di proteggere il padre, coprendolo e obbedendogli.
Riavvolgo tristemente il nastro.
La sera del 17 maggio 2015, nella casa dei distinti Ciontoli a Ladispoli, Marco viene colpito da uno sparo partito dalla pistola del โsuoceroโ Antonio. Marco รจ ferito, circondato dalla famiglia della fidanzata, ma la telefonata al 118 parte solo quaranta minuti dopo lo sparo. QUARANTA minuti dopo.
La fidanzatina e povera martire Martina, cosa fa di concreto in tutto questo tempo per salvare il suo fidanzato agonizzante? Nulla.
La prima telefonata all’operatore del 118 รจ di Federico Ciontoli, figlio di Antonio e fratello di Martina, che riferisce che un ragazzo ha avuto un mancamento per uno scherzo. La cornetta passa a un altro fenomeno della vicenda, la madre, che chiude il telefono affermando che richiamerร in caso di bisogno. Davvero una famiglia di persone meravigliose.
La fidanzatina e povera martire Martina, cosa fa di concreto in tutto questo tempo per salvare il suo fidanzato agonizzante? Nulla.
Poco dopo la mezzanotte al 118 arriva un’altra telefonata: stavolta รจ del potente capofamiglia Antonio Ciontoli, che riferisce di un ragazzo che si รจ infortunato nella vasca da bagno con la punta di un pettine. Con LA PUNTA DI UN PETTINE. L’operatrice sente in sottofondo lamenti e urla di Vannini. Marco ripete: โTi prego, ti prego, ti prego, poetami a casaโ. La sua voce รจ cosรฌ devastata e anomala che lโoperatrice chiede se il ragazzo diversamente abile.
La fidanzatina e povera martire Martina, cosa fa di concreto in tutto questo tempo per salvare il suo fidanzato agonizzante? Nulla.
L’ambulanza arriva a mezzanotte e 23 minuti: alle 00:54 Ciontoli, al Posto di primo intervento di Ladispoli, il capobranco Ciontoli parla di un colpo partito accidentalmente. Poco dopo le 3 del mattino del 18 maggio, Marco Vannini muore.
La povera Martina martire, al Posto di primo intervento di Ladispoli, arriva venti minuti dopo Marco. Se la prende comoda. Per i genitori di Marco, uno dei dolori piรน grandi รจ stato proprio il comportamento di Martina. โInvece di aiutare Marco aiuta il padre a depistare le indagini, contribuendo ad avvalorare la versione da lei fornitaโ: cosรฌ hanno scritto i giudici della Corte di Assise.
Martina protegge il padre dallโinizio. Ha davanti il fidanzato che agonizza, ma sta dalla parte del padre. Non sapendo di essere intercettata, poche ore dopo la morte di Marco dice al fratello e alla sua fidanzata Viola Giorgino (unica assolta): โMarco gli faceva “leva un po’ sta pistola puntata”. Io ho visto papร quando gli ha puntato la pistola e gli ha detto รจ uno scherzo, รจ aria, e lui gli ha detto non si scherza cosรฌ ed รจ diventato pallido”. Mentre dice tutto questo รจ nella caserma di Civitavecchia, e la sua preoccupazione primaria resta parare il culo al padre. Non certo piangere il fidanzato e dargli almeno giustizia.
La sua condotta รจ semplicemente indecente. Nelle sue prime testimonianze, Martina dice che il colpo รจ partito perchรฉ la pistola รจ scivolata dalle mani del padre nella vasca. Mente sapendo di mentire. Soltanto in una seconda fase Martina dirร che il colpo รจ partito in bagno mentre il padre scarrellava โper scherzoโ. Convinto che fosse scarica.
Martina Ciontoli, che ora frigna perchรฉ รจ in galera, รจ la stessa che poche settimane dopo la morte di Marco appare spensierata in alcuni selfie pubblicati sui suoi profili social.
ร la stessa che, due giorni dopo la morte di Marco, dร un esame allโuniversitร e si lamenta pure del voto. Usando la morte del compagno come alibi. โSu, mi metta ventotto, sa, non ho potuto prepararmi come avrei voluto. Non li legge i giornali? Sono quella a cui รจ morto il fidanzato”. Cosรฌ avrebbe detto al professore.
ร la stessa che (lecitamente, per caritร ) si รจ poi rifatta senza neanche aspettar tanto una nuova vita, con un nuovo compagno.
ร la stessa che si รจ laureata con lode in Scienze infermieristiche, ma da infermiera in pectore non fece nulla di concreto per salvare in tempo il fidanzato.
Martina Ciontoli, in quellโinferno che fu la notte tra il 17 e 18 maggio 2015 a Ladispoli, รจ la figura che per molti aspetti ne esce peggio. Moralmente peggio. Quello che fece, di concerto con la sua famiglia, resterร nei secoli indecente e imperdonabile.
Non ti piace la galera, povera stellina? Pensa quanto devโessere piaciuto a Marco agonizzare per ore, soffrendo come un cane, mentre la donna che amava non faceva nulla per salvarlo.