Cronaca

Caso Denise Pipitone. La rivelazione: “Qualcuno avrebbe riferito tutto agli intercettati”

La Procura di Marsala torna a indagare sul caso di Denise Pipitone, la bambina sparita da Mazara del Vallo l’1 settembre nel 2004. Nei giorni scorsi si sono susseguiti numerosi colpi di scena su un giallo mai risolto: dalla trasmissione della tv russa che ha sostenuto di aver rintracciato la piccola, alle rivelazioni dell’ex pm Maria Angioni che all’epoca indagò sul caso. I magistrati stanno cercando di capire se ci sono stati depistaggi o errori nell’inchiesta.

Nell’ambito dell’inchiesta oggi è stata sentita come persona informata sui fatti Maria Angioni, ora giudice a Sassari. L’ex pm, che all’epoca indagò sul caso, nei giorni scorsi, tra l’altro, ha dichiarato in tv di avere avuto il sospetto di fughe di notizie sull’inchiesta e in particolare che alle persone intercettate venisse riferito che i loro telefoni erano sotto controllo.

Le parole del Procuratore

Una nuova inchiesta sul caso Denise Pipitone “può avere un senso se c’è un fatto rilevante, cioè se qualcuno dice una cosa che all’epoca non fu detta, ma se la situazione resta immutata a cosa serve una nuova indagine della Procura? Per accertare eventuali negligenze della Polizia o della Procura? A cosa approda?’. A dirlo all’Adnkronos è l’ex Procuratore di Marsala (Trapani) Alberto Di Pisa, commentando la notizia della riapertura delle indagini sul caso della bambina scomparsa nel nulla da Mazara del Vallo il primo settembre del 2004. “Ritengo che la riapertura delle indagini – spiega – non può approdare a nulla finché non ci sono elementi nuovi, non conosciuti all’epoca e che quindi consentirebbero di ripartire con le indagini, ma se la situazione resterà statica, allora non si arriverà nulla”.

E sulle possibilità di eventuali depistaggi, Di Pisa dice: “Ammesso che si accerti che sia stato fatto un depistaggio, con dolo, qui sembra invece si tratti di casi di negligenza, forse della Polizia, dopo 17 anni è tutto prescritto. Non c’è il reato di depistaggio ma di abuso d’ufficio o calunnia, che si prescrive dopo sei anni”.

“L’indagine che andava fatta – dice Di Pisa – era quella di Milano, sul quel video girato da un metronotte in cui si vedeva una bimba. Era sicuramente Denise, al 99 per cento, ci metto la mano sul fuoco”. Oggi la Procura di Marsala ha sentito l’ex pm Maria Angioni che all’epoca indagò sul caso. I magistrati stanno cercando di capire se ci sono stati depistaggi o errori nell’inchiesta.