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Ripartiamo

Estate 1966, campionato del Mondo,allora Coppa Rimet, in Inghilterra: Italia mandata a casa dalla Corea del Nord. L’episodio penetro’ la cultura nazionale in profondità tanto che da allora ogni disfatta, anche fuori dal calcio, si definisce “una Corea”. Fu tale lo sconforto dell’intera nazione che la federazione chiuse le frontiere ai calciatori stranieri con un provvedimento che ha uguali solo nel ventennio di infausta memoria.

Nel 1926 infatti con la Carta di Viareggio il governo decise che il calcio doveva essere un sport autarchico, lasciando ovviamente però spazio a furberie tipo il tesseramento dei cosiddetti “oriundi” grazie ai quali vincemmo ben 2 mondiali consecutivi, operazione riuscita dopo solo al Brasile. L’operazione diede i frutti sperati : tra il 1970 e il 1982 l’Italia raccolse un secondo, un quarto e un primo posto ai mondiali. Un altro aspetto caratterizzò la Nazionale di quegli anni, affidata sempre ad allenatori federali che aveva fatto la trafila nelle nazionali di categoria. Quei signori rispondevano ai nomi di Valcareggi, di Bearzot, di Vicini e di Cesare Maldini, tutti personaggi che hanno lasciato traccia nella nostra storia calcistica. Gli allenatori federali non avevano trascorsi nei grandi club e questo li rendeva indipendenti ed autorevoli, autorevolezza che consentiva di imporre alla Lega le scelte della Federazione. Unica eccezione a questo orientamento la scelta di Fulvio Bernardini alla guida della nazionale dopo il tracollo in Germania nel 1974. Bernardini era una sorta di santone del calcio, l’allenatore che con il Bologna vinse lo scudetto nel 1964, umiliando in finale l’Inter bimondiale. Bernardini era un visionario come Mancini: la FIGC gli consentì di convocare decine di calciatori, di organizzare svariati raduni e di disporre le formazioni come meglio credeva, anche cacciando i senatori e provando i ragazzini. Non furono periodi fulgidi ma il secondo di Bernardini era un tale Bearzot: da quella esperienza parti’ il viaggio che porto’ l’Italia al quarto posto in Argentina e al primo in Spagna. E allora se sono stati commessi errori tali da portarci fuori dal mondiale per la seconda volta consecutiva è tempo di porre rimedio e programmare. La rifondazione passa necessariamente attraverso il recupero del primato della nazionale sulle società. Non si faccia passare sotto silenzio la fuga di certi fenomeni dal ritiro della nazionale nel nefasto settembre del 2021 per acciacchi che non hanno impedito di scendere in campo con la propria squadra dopo pochi giorni. Non passi sotto silenzio la difficoltà del selezionatore che aveva chiesto una settimana in più di lavoro collegiale, settimana non concessa per aspettare i comodi delle società che dovevano trovare le date più utili per i recuperi di campionato. Perché la Nazionale di calcio è patrimonio del paese intero, anche di quei tifosi emarginati dal calcio che conta mentre le società sono monopolio di tanti avventurieri e speculatori di cui sarebbe meglio si perdesse la memoria.