Attualità

IMMAGINARIO la fotografia messa in scena

di Silvio Russino

 

 

IMMAGINARIO la fotografia messa in scena

Ieri, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, ha avuto luogo il primo dei tre seminari con alcuni dei maggiori esponenti della fotografia contemporanea italiana.
Il primo appuntamento ha visto la partecipazione dei fotografi Luciano Romano e Antonio Biasucci i quali hanno affrontato tantissimi temi legati alla fotografia come linguaggio d’arte, una fotografia non oggettiva ma strettamente “immaginaria”. Tra i primi temi trattati si è discusso di come l’originalità delle foto deve risultare un punto di forza e non suscitare instabilità nello spettatore, non deve dunque allontanare ma conquistare.
Antonio Biasucci ci ha parlato anche di un altro passaggio molto importante durante la creazione di un progetto fotografico ed è quello della corretta selezione. Egli sottolinea infatti l’importanza di imparare a riconoscere e a non mettere da parte quelle foto che anche se in un primo momento sembrerebbero estranee alla coscienza dell’autore, in realtà, molto spesso rappresentano proprio la maturità ad interpretare il proprio soggetto con grande personalità. Bisogna saper notare quelle foto che prendono forma in maniera spontanea senza un’elaborazione del pensiero poiché spesso risultano essere quelle che meglio esprimono un valore aggiunto e iniziare a seguire quella linea intima che si è espressa un po’ per caso, un po’ per evoluzione della propria ricerca. Altro tema trattato è stato quello del tempo, del divenire: come un fotografo approccia e come cambia il suo sguardo nel tempo superando così, passo dopo passo, la fase di “omologazione” dell’artista. Tornare e ritornare su un progetto permette all’autore di superare la visione comune dello stesso e raccontare non più attraverso un’immagine oggettiva, ma attraverso immagini uniche, create da una propria interpretazione strettamente personale.
L’autore che vuole esprimersi con la fotografia deve distaccarsi dall’uso comune che si fa delle immagini e deve generare un rapporto approfondito con le proprie foto, diventando critico e senza lasciarsi ingannare dalla realtà del vero. Una foto che coglie l’attimo alla maniera di Cartier Bresson potrebbe, oggi, risultare anacronistica, infatti, sempre più fotografi reportagisti prediligono una chiave di lettura molto autorale piuttosto che la classica interpretazione giornalistica. Questo non vuol dire però perdere l’istinto, ma semplicemente metabolizzare il linguaggio ed avere una coscienza di governare il proprio metodo espressivo per raccontare la propria “realtà immaginaria”.

Il convegno si è concluso dando a spazio alla platea per alcune domande e curiosità.

  • I prossimi appuntamenti saranno martedì 14 gennaio e mercoledì 15 gennaio, sempre a Palazzo Serra di Cassano in via Monte di Dio, 14 – Napoli, dalle ore 15:30.
    Interverranno: la fotografa Raffaela Mariniello in conversazione con Giuliano Sergio, storico della fotografia. Mariella Pandolfi, antropologa e Maria d’Ambrosio, pedagogista.