di Pasquale Napolitano
“Farò il nonno”. Nelle parole di Clemente Mastella, volpone e scavato politico (della prima, seconda e terza Repubblica, c’è la resa. La resa a una partita ormai in chiusa in Campania nel centrodestra: sarà Stefano Caldoro il candidato governatore. La resa di Mastella ha un prezzo.
Due richieste vengono consegnate, nel corso di un confronto organizzato a Napoli nella sala del Museo della Pace di Napoli, al candidato in pectore del centrodestra: Una modifica della legge elettorale regionale (che penalizza Benevento) e un assessorato per le Aree Interne. Amedeo Labocetta, altro frondista contro la candidatura di Caldoro, si arrende dopo due ore di dibattito: “Via libera a Caldoro. Ma Stefano accenda il telefono”.
Un messaggio a essere un presidente (o candidato) meno di Palazzo e più di territorio. I più timidi sul via libera alla terza ricandidatura di Caldoro sono Salvatore Ronghi e Severino Nappi. L’ex assessore regionale non molla e strappa applausi, elencando alcune proposte del suo programma elettorale: Carta sociale, spesa dei fondi europei. Ronghi precisa: 2Nulla contro Caldoro. Ma non è Maradona. Dunque, va scelto il miglio candidato per una partita non affatto vinta contro Vincenzo De Luca”.
Caldoro incassa frecciatine e richieste ma non si sbilancia. Nemmeno sulla proposta di giunta politica: “Sceglierò assessori tecnici e preparati con una sensibilità politica”. Una piccola apertura che però non convince del tutto i suoi interlocutori. E non “scalda” i cuori nemmeno il tema della Macroregione, altro cavallo di battaglia elettorale di Caldoro. Ma ormai la partita è chiusa. Si attende solo il sigillo finale di Meloni e Salvini.