Cronaca

Giorno triste per la scuola: “Addio Efisia, a lei il vaccino non glielo avevano fatto”

Muore di Covid la maestra Efisia, “a lei non avevano fatto il vaccino” la denuncia dei colleghi. Scuola sotto choc

I bambini le hanno detto addio con scritte e disegni colorati lasciati all’ingresso della scuola. “Resterai nel cuore di tutti” o semplicemente “Grazie”.  Efisia Bellante, 66 anni, originaria di Catania, era una maestra dell’infanzia all’istituto comprensivo Mantegna-Bonanno di Boccadifalco. Da oltre trenta anni nella stessa scuola. Il Covid se l’è portata via nel giro di poche settimane.
Bellante che l’anno prossimo sarebbe andata in pensione, anche in piena pandemia non ha mai mollato il lavoro che amava tantissimo, nonostante per lei non fosse arrivato ancora il momento del vaccino. Come tanti suoi colleghi over 65, infatti, non era rientrata nella prima fase della somministrazione dell’AstraZeneca. Attendeva il suo momento. Questo è il più grande rammarico dei colleghi.

Aveva 66 anni la maestra Efisia

“Resterai nel cuore di tutti” o semplicemente “Grazie”. La maestra Efisia Bellante aveva 66 anni insegnava alla scuola dell’infanzia all’istituto comprensivo Mantegna-Bonanno di Boccadifalco, a Palermo. Originaria di Catania, lavorava da 30 anni in quella scuola. Tra un anno sarebbe andata in pensione ma il Covid l’ha strappata alla vita nel giro di pochi giorni. È morta mentre attendeva di potersi vaccinare.

Tanti i messaggi di dolore per la maestra Efisia

Efisia Bellante era un’insegnante preparata, apprezzata per la sua professionalità e sensibilità. Lascia un vuoto incolmabile dentro la scuola. Anche l’assessore Lagalla ha voluto ricordarla con parole di apprezzamento e sui social sono tanti i messaggi di dolore. “Voglio esprimere tutto il mio dispiacere per la morte della maestra Bellante Efisia – dice Ninni Abbate -, che per più di 30 anni è stata maestra dei nostri bambini alla scuola materna Mantegna Bonanno”. Un’altra insegnante di Scuola dell’infanzia, morta di Covid – dice un’amica – Non dite più che le scuole sono sicure. Abbiate, almeno, rispetto per la categoria che è stata costretta a lavorare in presenza e sottoposta a un altissimo rischio di contagio”.

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