Cronaca

Caso Vannini, dopo 4 anni la verità: spuntano i testimoni che depistarono le indagini

da Repubblica

Dopo quattro anni dal delitto Vannini, le dichiarazioni di Giovanni Bentivoglio e Davide Vannicola rischiarono di far saltare l’impianto accusatorio, o quantomeno sviarono le indagini sugli eventi accaduti la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, quando Marco Vannini è morto, raggiunto da un proiettile esploso da una Beretta Calibro 9 impugnata dal padre della sua fidanzata, Antonio Ciontoli.

Per questo adesso i due sono stati rinviati a giudizio per calunnia, mentre Bentivoglio è già stato condannato in abbreviato a un anno e quattro mesi per falsa testimonianza.

I magistrati, nonostante le ripercussioni che la vicenda rischiava loro di procurare anche sul piano professionale, riuscirono a portare avanti l’inchiesta tra le menzogne che Bentivoglio e Vennicola avrebbero raccontato, e ad arrivare a una verità cristallizzata lo scorso maggio dalla Quinta sezione penale della Cassazione, che ha confermato la condanna a 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli, mentre i figli Federico e Martina, e la moglie Maria Pezzillo, accusati di concorso anomalo in omicidio volontario, sono stati condannati a scontare 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Concluso il capitolo sull’omicidio adesso è la volta delle false testimonianze e della calunnia.

I due indagati avrebbero infatti prospettato una sorta di complotto ai danni di Ciontoli, almeno secondo le accuse, puntando il dito contro un carabiniere innocente.

 

Davide Vannicola, artigiano di professione, avrebbe detto agli investigatori che “la notte dell’omicidio di Marco Vannini, Antonio Ciontoli”, scrivono gli inquirenti, aveva contattato telefonicamente un maresciallo dei carabinieri “dicendogli che i suoi familiari avevano sparato a Marco” Vannini. E che il carabiniere non avrebbe allertato subito i pm, ma che avrebbe chiesto del tempo per pensare, prima di andare sul posto per apprendere da Ciontoli che a sparare a Marco fosse stato il figlio, Federico.

E ancora, secondo Vennicola, sarebbe stato il carabiniere a dire a Ciontoli di assumersi la responsabilità “in quanto era nei servizi segreti e le conseguenze sarebbero state minori”. Tutte falsità secondo le accuse. Proprio come quelle raccontate da un altro uomo: Giovanni Bentivoglio, ex agente delle Fiamme Gialle.

“Riferiva falsamente al pubblico ministero” di aver appreso che una denuncia per rapina a carico di Ciontoli sarebbe arrivata ingiustamente a Civitavecchia nonostante il reato fosse stato commesso a Roma, dicono i pm. E avrebbe anche affermato che il maresciallo, già comandante dei carabinieri di Ladispoli, sarebbe stato “l’artefice di tale operazione”. Il militare dell’Arma sarebbe stato accusato nonostante fosse innocente.

Perché Bentivoglio, con la complicità di Davide Vannicola, avrebbero registrato e depositato anche un file audio per incastrare il carabiniere. Vannicola avrebbe anche fatto arrivare alla stampa l’audio, offendendo la sua reputazione “attribuendogli condotte non rispondenti al vero”, si legge negli atti in cui Vannicola viene accusato di aver favorito Ciontoli