Cronaca

Caso Carol Maltesi, il giudice: “Non è stato un gioco erotico”. La cruda verità sul femminicidio

Carol Maltesi voleva tornare nel Veronese ed accudire suo figlio. E’ la paura dell’abbandono che avrebbe armato la mano di Davide Fontana, l’uomo in carcere con l’accusa di aver ammazzato e fatto a pezzi la giovane madre.

E’ quanto emerge nel documento di convalida firmato dal gip di Brescia Angela Corvi che ha convalidato il fermo e disposto il mantenimento in carcere. “Pure acconsentendo a che la maltesi, di cui si è rappresentato follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo; e così, le toglieva barbaramente la vita, durante un gioco erotico che avevano concordato, approfittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui – tanto da farsi legare, imbavagliare ed incappucciare, rendendosi inerme nelle sue mani”, si legge nel provvedimento.

La vittima avrebbe infatti confessato di voler cambiare città prima di essere uccisa dall’uomo con cui aveva avuto una breve relazione. Lo stesso indagato “ha confessato il movente passionale del delitto, commesso per evitare che la ragazza seguisse il suo destino, lontana da lui”, scrive il gip. E così Fontana non ha esitato a colpirla a morte.